Dedicato a tutti coloro che
sanno
.
ascoltare le proprie urla dentro e con
amore sanno cogliere quelle altrui.
Ognuno di noi ha una voce che chiede
di essere ascoltata, ognuno di noi
possiede un canale per recepirla
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…E
…e trattenere il respiro
perché i fragili steli
senza corolla
non vacillino
…e attenta
cogliere i rumori
evitando di sussultare
perché potresti far male
…e cauta
emettere parole
che sanno di vuoto
che sanno di amore
che danno dolore.
Le convenzioni etiche e sociali, se da un lato sono garantiste di uguaglianza e libertà, allo stesso tempo sono pericolosamente complici di omologazioni e castrazioni espressive. Tutti tendiamo ad apparire secondo i canoni imposti dalla morale corrente e dai detentori della divulgazione informativa. Chi vi si oppone viene emarginato. Viene occultato nella misura in cui si rivela pericoloso ai fini di profitto o sconveniente ai fini di un’immagine di facciata. Si creano così delle gallerie sotterranee di vita, dove mortificazioni, dolori e urla trovano rifugio, dove non ha accesso la luce sullo squallore che intesse le varie esistenze dei deboli, resi tali, degli umili, dei diversi, degli indifesi, dei dimenticati: tutti donne, non per sesso ma per la incommensurabile capacità di contenere nel proprio ventre vergogna, amarezza, umiliazione, stanchezza. Dopo lunga, lunghissima gestazione, si decidono a generare voci dalle gallerie.
Poniamoci in ascolto.