Le cicatrici d'oro

Autore : Maria Adele Cipolla
Anno di produzione : 2021
Casa Editrice : Mohicani edizioni
Genere letterario : Narrativa-romanzi - Storico
Formato : Cartaceo

Altre Notizie : Scheda di valutazione Le Cicatrici d’oro - Premio città di Como


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Brevi estratti

INCIPIT (Pag 5)

LA DONNA IDEALE

Alle mamme in attesa delle figlie, davanti all’Istituto “Ancelle”, pareva che la signora Rita Serrano possedesse la giusta misura di ogni cosa: la lunghezza delle gonne, il colore di smalto e rossetto, la cotonatura dei capelli, la lunghezza del carré, l’altezza del tacco. Il tono della sua voce, priva di qualsiasi inflessione dialettale, faceva supporre che venisse da chissà dove, come una Grace Kelly sortita dalle pagine patinate di una rivista femminile.
Era colta, conosceva le lingue e non parlava del suo passato. I vestiti buoni delle bambine li ritirava a Firenze, veniva da lì la sua famiglia? Era oggetto di ammirazione più che di invidia, perché era cortese, calma e riservata, mai altezzosa. Sembrava vivere serena in un mondo perfetto, inserita al punto giusto in società, con abbonamenti all’opera e ai concerti della Sinfonica, occasionali serate al ristorante con amici, qualche cena in casa magistralmente servita per non più di otto commensali, serate al circolo e raramente al night club.

Negli anni Sessanta, una giovane classe dirigente della città di Palermo, abbandonate le vecchie dimore patrizie fra i detriti della guerra, si era insediata in una lingua di terra leggermente rialzata con alle spalle la località Terre Rosse e affacciata sul viale della Libertà inaugurato con l’Esposizione Nazionale del 1891. Queste famiglie alto borghesi potevano beneficiare di due istituti religiosi ai suoi lati, l’uno femminile e l’altro maschile, mentre al centro, al posto di precedenti residenze storiche, erano stati eretti palazzi di recente costruzione, dotati di garage, riscaldamento centralizzato e ampi armadi a muro nei corridoi, che affacciavano i loro balconi a mezzogiorno, su uno dei pochi polmoni verdi sopravvissuti in città.
In uno di questi palazzi erano andati ad abitare da qualche anno i coniugi Serrano, che avevano scelto per le loro bambine l’istituto religioso femminile, il cui nome era sintetizzato in Ancelle: una costruzione abbastanza essenziale, con serrande scorrevoli, risalente alla fine degli anni trenta, che inglobava anche l’ingresso di una propria chiesa. Ad alcune signore dell’epoca quella scuola privata sembrava più elegante dello storico e monumentale Sacro Cuore, che era rimasto relegato nel meno raffinato quartiere Zisa. Erano anni in cui il benessere era rappresentato dai dettagli e la compostezza delle divise delle allieve, i capelli raccolti nei cerchietti, la morbidezza dei golfini di lana, costituivano elementi rassicuranti che scacciavano le offese della guerra e accoglievano il boom economico.

1. (Pag 25)
Non è che una può vedere le cose senza fare niente! – sbottò Crocetta dopo un lungo sospiro – La verità signora, è che successe un fatto che non riesco neanche a raccontarlo, magari perché proprio ero là a sentire quelle grida…
– Ma di che parli?
– Per Santo Stefano, di mattina, saranno state le otto, otto e mezza, tutt’assieme sentiamo in fondo alla strada rumori di una motocicletta, poi di una macchina che frena forte, poi rumore di una porta sfondata, vetri rotti, donne che gridano, m’affacciai e vidi che da una casa là in fondo c’erano quattro che si stavano portando una ragazza che conosco da dentro casa sua, ma la cosa brutta è che ‘a picciotta era aggrappata a suo fratello nico che la teneva per le gambe per non farla portare, e quelli a forza la infilarono in macchina e si portarono a lei e pure al picciriddu. E poi altri quattro si misero a sparare in aria con le pistole, e nessuno ci dava aiuto, le persone anzi chiudevano le persiane.
Crocetta era tanto agitata che diceva parole in dialetto, senza che Rita la correggesse, e così continuò:
– Eh, niente signora, io, a sentire quelle grida dalla strada, mi deve credere signora, pareva che stavano scannando un vitello, io a sentire gridare in quel modo, u picciriddu aggrappato alle gambe i so suoru, non ci ho visto più dagli occhi e mi sono precipitata dalle scale per darci aiuto, e mio padre e i miei fratelli mi sono venuti dietro, mi hanno afferrato e riportato a casa… dicendo che mi dovevo fare i fatti miei, che quella era una fuitina e che la ragazza era appattata.
– Sì, appattata! – commentò Rita – se era appattata che bisogno c’era di fare tutta questa scena?
– Quello che ci dissi io a mio padre, pure perché so chi idda a lui non lo voleva proprio.

2. (Pag 41)
– Qui è il pronto soccorso di Villa Sofia, è la signora Serrano?
– Sì, sono io, cosa è successo?
– Qui c’è suo marito…
– Mio marito? Non è possibile, mio marito è a Roma, dovrebbe essere all’Hotel Regina.
– Mi dispiace contraddirla signora, ma suo marito, l’avvocato Giorgio Serrano, è qui in stato confusionale, ha avuto un incidente alla Favorita…
(…)
… suo marito è andato a sbattere contro un albero mentre transitava a velocità molto sostenuta lungo il viale della Favorita ma, a differenza della persona che viaggiava con lui, la sua situazione non è allarmante, l’abbiamo visitato e non ha riportato un trauma cranico, dobbiamo tenerlo in osservazione qualche ora e poi può riportarlo a casa.
– La… persona che viaggiava… con lui? – chiese Rita
– Una ragazza – sussurrò il medico come liberandosi.

3. (Pag 120)
Sia per lei che per le sue amiche, l’iscrizione ad una facoltà che fino a qualche anno prima era stata giudicata maschile era la conquista di un avamposto da difendere con le unghie e con i denti: dovevano studiare più dei colleghi, non dire mai una sciocchezza, non cedere alle distrazioni. La maggior parte di quelle ragazze avevano scelto giurisprudenza come completamento della propria cultura generale in vista del matrimonio, così come aveva fatto lei, alcune invece volevano poi lavorare in banca, o nella pubblica amministrazione, oppure insegnare. La facoltà contava fra i docenti grandi principi del foro come Il preside Di Carlo, il rettore Chiazzese, l’avvocato Musotto, addirittura il vecchio statista Vittorio Emanuele Orlando.
(…)
Nel suo libretto di esami aveva solo due ventotto, in Storia del diritto romano col professore Savagnone e in Diritto costituzionale col professore Restivo, ma gli altri erano tutti trenta. Si era posta l’obiettivo di laurearsi prima del matrimonio e ci riuscì.
Era la prima donna della famiglia a laurearsi, ottenne il massimo dei voti con lode, ma nel frettoloso festeggiamento con i confetti rossi già lei aveva la mente ingombra degli impegni per il matrimonio che doveva celebrarsi dopo tre mesi: il completamento del corredo, le prove del favoloso vestito ispirato a un modello di Dior, il ricevimento all’Hotel delle Palme di Palermo, il viaggio di nozze che avrebbe compreso Firenze e la presentazione dello sposo al Poggio. A ripensarci anni dopo, Rita sposava il matrimonio e la futura prole più che un marito, in definitiva il desiderio di una famiglia.

Negli anni 1965-1966, in Sicilia, il romanzo segue le vicende di Rita, moglie ideale, signora della borghesia
Palermitana, madre di due bambine, la cui vita è spezzata dall’abbandono del marito. Con un salto
all’indietro scopriamo il difficile rapporto con la madre, la formazione culturale in due educandati (uno dei
quali è Poggio Imperiale), quella sentimentale durante la degenza in un sanatorio sulle Alpi. Durante la sua
separazione, la vita di Rita verrà influenzata dalle vicende reali di Francesca Viola, determinate dal rifiuto
della ragazza di sposare il suo rapitore, prima riferite dalla sua domestica e poi apprese dalle cronache. Rita
farà tesoro delle esperienze del passato e dell’esempio di Francesca, per comportarsi controcorrente: non
approfittando dei tentennamenti del marito per una riconciliazione, rispolverando la sua laurea in
giurisprudenza per tentare il concorso per la magistratura, da poco aperto anche alle donne. Per
approfondire la sua preparazione, Rita seguirà il processo di Francesca, la vedrà da lontano nell’aula del
Tribunale di Trapani e gioirà per il suo riscatto, che segna una svolta nel lungo cammino per la
riformulazione del diritto di famiglia in Italia. Un salto in avanti di dieci anni ci mostra Rita in un secondo
matrimonio che poggia su basi paritarie; le figlie, ora giovani donne, che frequentano i collettivi femministi;
mentre lei è stata una delle prime siciliane a vincere il concorso in magistratura.