Edgar e la sua famiglia - I segreti di Degas

Autore : Elio Capriati
Anno di produzione : 2021
Casa Editrice : AUTOPRODOTTO
Genere letterario : Narrativa-romanzi - Storico
Formato : Ebook, Cartaceo
Quarta di copertina
Altre Notizie : Attestato di Finalista concorso letterario Argentario 2022


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PROLOGO

Petite danseuse.
Danse, gamin ailé, sur les gazons de bois,
N’aime rien que ça, danseuse pour la vie :
Ton bras mince, placé dans la ligne choisie,
Équilibre, balance et ton vol et ton poids.
Edgar Degas

 


Era una giornata piuttosto afosa sovrastata dal cielo grigio perla tipico di Parigi. Paul Valery pensò che se non fosse andato quella mattina a Rue Victor Massé se ne sarebbe parlato almeno a metà settembre.
Era un mese che non si recava all’atelier di Degas. L’ultima volta il vecchio pittore, ormai settantenne e terribilmente solitario, aveva ostentato una mutabilità di umore insopportabile. Pur attratto da una personalità così fuori del comune, Paul era sempre incerto sull’accoglienza. Nei giorni più felici Edgar era assai divertente e sapeva sedurre l’ospite e gli amici con un miscuglio schioppettante di scherzi, di commedia e di familiarità, in cui si avvertiva qualcosa del giovane di bottega d’arte insieme a schegge di una mimica tipicamente napoletana. Talvolta gli era capitato di sentirlo cantare Te voglio bbene assaje e altre canzoncine popolari. Che c’entra Napoli? C’entra perché in Edgar Degas scorreva sangue napoletano, quello della nonna e, quindi, sentiva dentro di sé la vivacità dei napoletani, adorava il loro parlare con gesti, i loro racconti pieni di imitazioni e motteggi. A Valery, anche lui di discendenza italiana da parte di madre, non dispiaceva la gestualità innata del maestro.
Suonò non senza un po’ d’ansia alla porta di Degas che, come al solito, aprì con sospetto ma subito lo riconobbe. «Meno male, è una giornata buona» pensò il giovane poeta.

«Entrate, entrate, fate presto»

Lo accolse nella lunga stanza sottotetto dove la luce e la polvere regnavano incontrastate. Lì si stipavano la bacinella, la vasca da bagno di zinco opaco, gli asciugamani usati, la ballerina di cera col tutù di cotone in una gabbia di vetro, i cavalletti ricolmi di nudi femminili a carboncino, i busti di donne in bagno raffigurate col pettine in pugno mentre la folta chioma era tenuta ferma dall’altra mano. Valery, quando fissava quelle signore tratteggiate nella loro intima quotidianità, aveva l’impressione di stare ad osservarle dal buco della serratura.

 

Lungo la vetrata vagamente carezzata dal sole correva una stretta mensola ingombra di scatole, bottiglie, matite, mozziconi di pastelli, puntine, temperalapis e tante altre cose utili per il disegno. Su una parete era appeso uno studio di ballerina seduta che accendeva la bramosia di Valery. Degas l’aveva disegnata come una marionetta cui la determinazione inflessibile dell’artista aveva impresso il movimento.
«Vi aspettavo, oggi voglio raccontarvi qualcosa della mia vita e della mia famiglia…reminiscenze, credo, interessanti anche per un estraneo…è chiaro che vi fermerete a pranzo»
Il viso emaciato del pittore si era d’improvviso ravvivato. Gli occhi affaticati erano insolitamente spiritati e la mobile, folta e candida barba sembrava condividere la sua agitazione.
«Maestro, sono contento di vedervi in forma e pronto a raccontare qualche bell’episodio del vostro interessante passato» replicò Paul, sperando in cuor suo che l’anziana Zoe non cucinasse il solito vitello lesso e la pasta cotta in acqua senza sale come piaceva a Degas.
«Prima di cominciare vi voglio mostrare un piccolo ritratto di mio nonno eseguito tantissimi anni fa, mi pare ad inizio settembre del 1857»
Lo sguardo di Valery si fermò su un quadretto poggiato sul tavolo, appena rettangolare di poco più di una ventina centimetri per lato. Si avvicinò per esaminare meglio la figura riprodotta.
Il soggetto era una persona alquanto anziana in giacca da camera scura e rappresentata a mezzo busto, seduta al tavolo con il capo ricoperto da un berretto grigio con la visiera sotto cui spuntavano delle piccole lenti da presbite.

Il filo conduttore del romanzo è costituito dai ricordi familiari confidati al grande pittore parigino Edgar Degas da suo nonno, il banchiere René-Hilaire Degas, emigrato nel 1793 a Napoli. L'artista a sua volta, in tarda età parlò delle straordinarie avventure del suo antenato al giovane amico Paul Valery, come riportato dallo stesso Valery nella sua opera Degas. Danse. Dessin. Le complesse vicende della famiglia sono state ricostruite, altresì, mediante i carteggi conservati negli archivi familiari, le ricerche effettuate negli archivi pubblici cittadini, gli epistolari del pittore e le principali biografie pubblicate sulla vita di Edgar Degas, nonché tramite la consultazione dei cataloghi di mostre su Degas e degli studi sui rapporti tra il pittore e Napoli. La forma letteraria scelta è il racconto storico/romanzato perché si tratta di vicende di grande impatto emotivo e di intenso coinvolgimento narrativo ma assolutamente vere, ovviamente arricchite dai presumibili risvolti personali e familiari dei personaggi protagonisti della saga. Laddove il documento e la lettera tacevano o facevano solo balenare gli aspetti più intimi della vita quotidiana è intervenuta la fantasia. La sequenza degli avvenimenti è, inoltre, scandita dai ritratti di famiglia eseguiti da Edgar a partire dal 1856 nei viaggi compiuti a Napoli e da quelli realizzati in altri luoghi ed occasioni. Tali opere pittoriche costituiscono, secondo gli intenti dell’autore, altrettante rappresentazioni del carattere e degli atteggiamenti tipici dei soggetti. In altre parole, i ritratti hanno la funzione di approfondire i legami dei parenti di Degas con il mondo che li circonda, di narrare la loro personalità, i loro interessi, i loro enigmi, i loro amori e i loro umori.