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Nel 1848 l'orizzonte politico in Europa volgeva rapidamente verso un brusco cambiamento. Nei primi giorni dell’anno l'agitazione che pervadeva il Vecchio Continente e che minacciava di sconvolgere finanche gli Stati più solidi, ebbe un deciso contraccolpo anche nel sorvegliatissimo mondo politico del Regno delle Due Sicilie. Nella sua capitale, Napoli, viveva una folta comunità straniera di uomini d’affari di varia provenienza, soprattutto francesi, tedeschi, inglesi e svizzeri. A questa nazionalità apparteneva la stimata famiglia dei banchieri De Courville, benvoluta, pressoché, in tutti gli ambienti sociali napoletani, sia della città “alta” che di quella “bassa”. Tuttavia, nutrendo sentimenti liberali, isuoi esponenti più in vista avvertivano di essere osservati con sospetto a corte, specialmente alla luce dei rivolgimenti politici avvenuti al di fuori e al di dentro dei confini della penisola. D’altra parte, essendo note le loro tendenze filo-costituzionali, alcune personalità del milieu liberale napoletano vedevano in loro un importante punto di riferimento per un allentamento del clima autoritario imposto fino ad allora dal governo borbonico.
Tell De Courville, il più giovane rampollo della casata, era tornato nella sua città natale, Napoli, proprio a metà gennaio di quel fatidico 1848 dopo un lungo soggiorno di lavoro e di studio in Inghilterra organizzato dai suoi zii George ed Auguste. Finalmente poté ricongiungersi con suo fratello maggiore Oscar e riprendere la confidenza di un tempo, tanto da diventare ben presto l'uno il miglior amico dell'altro.
Oscar provò una grande gioia nel ritrovare il compagnon della sua vita, con il quale aveva condiviso tante esperienze di studio e di svago. Oscar e Tell avevano un rapporto di intimità così forte da comprendersi, spesso, senza neanche il bisogno di parlarsi. La loro intimità di sentimenti e di forma mentis, in effetti, significava che ciascuno nutriva per l'altro un elevato rispetto reciproco. L'avere la stessa concezione della vita, per cui etica e religione laicamente si ricongiungevano e si concretizzavano in un grande affiatamento nel valutare le situazioni e nel prendere le conseguenti decisioni quando si trattava di agire sia nelle questioni familiari che in materia di affari. Le dissomiglianze emergevano nella maniera di affrontare gli affari. Più intraprendente e determinata la condotta di Oscar, al quale bastava poco per afferrare gli aspetti vantaggiosi dell’ operazione commerciale mentre Tell valutava con maggiore attenzione gli elementi sfavorevoli del negozio. Due comportamenti che riflettevano fedelmente i caratteri dei due fratelli: più fattivo e concreto quello di Oscar, più riflessivo e prudente quello di Tell.
“Alla fine di un regno”
Il crollo del Regno delle Due Sicilie è stato uno degli eventi più traumatici della storia d’ Italia e, ancora oggi, quella fine è avvertita, a torto o a ragione, da molti meridionali, come un’ illegittima “annessione” di uno Stato indipendente nonché una profonda ferita inferta all’identità della “nazione napolitana”.
In questo racconto si ripercorrono – dal 1848 al 1860 - le tappe dell’irreversibile tramonto di quello che era lo Stato italiano più esteso, sia in termini geografici che demografici, attraverso le appassionanti esperienze, familiari e pubbliche, di una delle più importanti casate straniere di quell’epoca, vissuta a Napoli per ben oltre un secolo ed estinta da tempo. Seguendo le loro orme si compie una vera e propria full immersion nel vortice degli ultimi anni della Napoli borbonica e sembra, quasi, essere testimoni oculari dei drammatici e turbolenti eventi che sconvolsero la capitale del Sud.
I due personaggi principali sono i fratelli Oscar e Tell De Courville, svizzeri francofoni di fede riformata e dallo spirito perfettamente cosmopolita, il cui straordinario merito è di aver rivestito un importante ruolo nella storia napoletana, sia economica che sociale, anche per le autorevoli funzioni diplomatiche svolte per generazioni. Né va trascurata la partecipazione delle loro mogli, caratterizzate da un elevato profilo culturale e dalla presenza, con le loro opinioni, nelle discussioni politiche, sia all’interno che all’esterno delle mura domestiche.
La forma narrativa scelta è il romanzo storico perché, a mio parere, si tratta di vicende di grande impatto emotivo e di intenso coinvolgimento ma in gran parte vere, ovviamente arricchite da presumibili risvolti personali e familiari dei personaggi protagonisti della narrazione. Laddove il documento e la lettera tacevano o facevano solo balenare gli aspetti più intimi della vita quotidiana è intervenuta la fantasia.